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San Cesario del Vasto, il risveglio nella cripta

Nell’articolo precedente abbiamo narrato la prima parte della storia del soldato romano divenuto martire della fede. In questa seconda parte scopriremo come questi, conosciuto col nome di San Cesario, sia diventato un simbolo dal forte valore escatologico per la città che lo ha accolto.

 

La venerazione e la leggenda

San Cesario del Vasto, la sentinella della fine dei tempi. Parte seconda
San Cesario: statua in cartapesta degli inizi del ‘900

Il corpo senza nome del soldato romano venne affettuosamente adottato dal popolo vastese che lo ricevette in dono nel 1695 dal marchese della città, Cesare Michelangelo d’Avalos. Quest’ultimo, a sua volta, lo aveva ottenuto come segno d’amicizia dal cardinale romano Gaspare Carpegna.

Da allora il martire è noto col nome di Cesario. Non ci è nota la provenienza di tale appellativo: si è ipotizzato che Cesario derivi per allitterazione dal termine Zetarius, mestiere del più famoso Castulo. Secondo un’altra teoria, più pragmaticamente il nome del Santo venne dato in onore del marchese che lo consegnò alla cittadinanza.
Ben presto, però, il nuovo sepolcro approntato nella chiesa di Santa Maria dovette stargli stretto. Durante il terremoto che nel 1703 afflisse l’Aquila e gran parte dell’Abruzzo, avvenne il prodigio: il corpo improvvisamente si destò e si sedette sul suo giaciglio di fronte agli occhi attoniti di una popolazione che aveva cercato rifugio e conforto presso la cripta dove risiedeva il Santo. Il medico Francesco Leone (che oltre la professione ippocratica si dilettava di poesia) così  riporta verso la fine del settecento in un suo componimento:

Egli cogli occhi chiusi/ Giacea nell’urna steso, / Ma’l terremoto inteso,/ Rizzossi, e i lumi aprì;/ Ora è seduto in guardia/ Del popolo del Vasto;/ Ed oggi ancor rimasto / lo vede ognun così.”

Il medico vastese non è il solo ad aver narrato questo fenomeno. In maniera contrastante si affaccia la testimonianza di un altro illustre cittadino: Alfonso Sautto, giornalista e scrittore che nel 1933 scrive così:

Ho gran fede in questo Santo il cui corpo, era quasi interamente sdraiato nella sua urna di vetro, e dopo parecchi anni, il suo busto si era lentamente elevato dal piano e ora il Santo è quasi seduto. Ebbi a constatare tale miracolo dai 15 ai 35 anni della mia vita, recandomi spesso nella cripta, e con me, tanti altri verificarono lo straordinario fenomeno. ”

 

San Cesario oggi

I modi e i tempi in cui il santo si è “messo a sedere” sono assai differenti nelle fonti e contribuiscono quindi a rendere ancora più intricata la matassa di mistero che lo avvolge. Fatto è che un’impalcatura di legno intagliata a forma di roccia consenta al corpo di rimanere ritto sulla schiena e di non adagiarsi più. Non solo: dal restauro del 2014 è emerso che le ossa siano tenute insieme da un complesso sistema di fili di ferro e malta.
Il corpo è coricato su una semplice asse di legno piatta che ad un’esame più dettagliato presenta una concavità proprio dove in origine doveva essere poggiata la testa.

San Cesario del Vasto, la sentinella della fine dei tempi

Probabilmente ci si è avvalsi di questo accorgimento dopo che il martire si levò, oppure è possibile ritenere che sia stata la volontà di un canonico a decretare la singolare postura del santo commissionandola a qualche artigiano locale.
In un tale groviglio d’ informazioni solo le immagini possono darci una risposta oggettiva. Le più antiche a nostra disposizione sono però dei santini databili a solo un’ottantina di anni fa. Tuttavia, facendo un confronto fra queste e il San Cesario di oggi non è possibile scorgere nessuna differenza.

Suggestione popolare o meno, ancora oggi, se proverete a domandare agli anziani del paese se è vera la storia che San Cesario si muova, molti di essi affermeranno senza alcuna esitazione che quando erano bambini il corpo del martire giaceva disteso e che tuttora continui il suo lento movimento per poter alzarsi del tutto il giorno della fine dei tempi…E non è raro imbattersi in persone più giovani che dichiarino lo stesso.

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