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Il Cimitero delle Fontanelle e i teschi miracolosi

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Dopo il caso Guastamacchia siamo ancora una volta a Napoli, una delle città più misteriose ed esoteriche d’Italia. Ci lasciamo alle spalle la luce del sole per intraprendere un viaggio nell’oltretomba, nella terra di confine tra due mondi separati solo in apparenza…

 

Appena varcata la soglia del Cimitero delle Fontanelle (Rione Sanità), si entra in un regno di pura suggestione, permeato da un fascino macabro e da un’aura di sacralità. È un ossario ricavato in un’antica cava di tufo alta 15 metri, quasi una cattedrale ipogea sotto le cui volte e trapezio riposano migliaia di ossa. 40.000 resti umani, per l’esattezza, risultato delle peggiori catastrofi che colpirono Napoli nell’arco di due secoli.

 

L’ultima dimora dei più sfortunati

Nel 1654 la cava fu trasformata in cimitero per seppellire le 250.000 vittime della pestilenza che falcidiò metà della popolazione. A quel primo nucleo di “abitanti” si aggiunsero i resti di persone morte in circostanze altrettanto drammatiche, come la carestia del 1764 e l’epidemia di colera del 1837. Nel Cimitero delle Fontanelle si riversò una folla di derelitti uccisi da nemici invisibili e implacabili – malattie, fame e terremoti. Qui trovò dimora anche la moltitudine di poveri che non poteva permettersi una degna sepoltura.

L’organizzazione attuale si deve a Don Gaetano Barbati, che nel 1872 si prese l’onere di sistemare l’ossario. Il cimitero diventò un luogo di culto dove i vivi chiedevano aiuto ai morti, replicando un’usanza antica di millenni. Fu proprio a causa di questo culto, più pagano che cristiano, che nel 1969 il cardinale Corrado Ursi chiuse il cimitero per contrastare una pratica ritenuta superstiziosa. I cancelli del camposanto riaprirono solo nel 2010, restituendo alla città la sua comunità di anime purganti.

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La necropoli è divisa in tre aree:

  • Tribunale, con il crocefisso sotto cui avvenivano i giuramenti dei malavitosi
  • Scolatoi, con vasche profonde 10 metri in cui erano fatti spurgare i cadaveri
  • Ossoteca, sistemata lungo tutte le pareti della cava

Quest’ultima è divisa a sua volta in tre sezioni:

  • La Navata dei Preti, con resti provenienti dalle chiese
  • Navata degli Appestati, con resti di morti per le epidemie
  • La Navata dei Pezzentelli, con le ossa dei più poveri

 

Nobildonne e fantasmi vendicativi

Tra i tanti residenti della città dei morti ve ne sono alcuni “illustri”, protagonisti di leggende o prodigi compiuti dall’Aldilà. Filippo Carafa Conte di Cerreto e sua moglie Donna Margherita Petrucci, sono le uniche salme intatte nonché nobili del cimitero. La mummia femminile, con la sua bocca orribilmente spalancata, ha suscitato ipotesi fantasiose sulla causa della morte; alcuni dicono che sia rimasta soffocata da uno gnocco, mentre altri sospettano lo strangolamento.

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Teschio di Concetta

Un’altra “donna” famosa è Concetta, soprannominata la capa che suda, poiché il suo teschio è perennemente lucido e umido. Questo segno distintivo le è valso un alone di santità – si tratterebbe del sudore delle anime del Purgatorio – e una venerazione costante, specie delle giovani in cerca di marito.

C’è poi la figura più oscura del cimitero: il Capitano. La leggenda racconta che un giovane profanò il cimitero facendo l’amore con la fidanzata. Il teschio del Capitano redarguì il ragazzo, ma quello gli rise in faccia e lo colpì con un bastone, invitandolo sarcasticamente al suo matrimonio. Il giorno delle nozze si presentò un uomo imponente vestito di nero che nessuno conosceva. Egli si avvicinò e svelò la sua vera identità: era il Capitano venuto a reclamare vendetta per l’offesa subita. Appena mostrato lo scheletro, i due sposi morirono sul colpo, finendo per condividere l’eterna dimora con il loro assassino.

 

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Teschio del Capitano

Solidarietà oltre la morte

Il Cimitero delle Fontanelle è famoso per il culto delle anime pezzentelle. La capuzzella adottata veniva ripulita e posta su un fazzoletto ricamato o su un cuscino, adornata con un rosario, lumini e offerte di vario genere. L’anima prescelta appariva in sogno al “custode” chiedendo preghiere in cambio di grazie, miracoli e numeri del lotto – naturalmente vincenti. Il teschio che esaudiva le richieste era premiato con la sistemazione entro scatole, teche o cassette di marmo, rigorosamente aperte per garantire all’anima possibilità di “movimento” così da comparire in sogno.

Le capuzzelle diventavano “parenti acquisiti” salvati dall’oblio in cambio di favori, come in una specie di mutuo soccorso ultraterreno. I teschi più “potenti” ottenevano la devozione di molte persone, diventando veri e propri santi eletti a furor di popolo.

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Testa di Donna Margherita Petrucci

Il Cimitero delle Fontanelle è un luogo d’incontro tra vivi e morti, un regno di silenzio, suggestione e intenso misticismo. Tra le alte pareti di tufo, dolore e tragedia si mescolano indissolubilmente alla speranza, nel ricordo dei tanti occhi scintillanti che in quelle orbite vuote hanno saputo trovare uno sguardo amico.

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